lunedì 30 luglio 2012

Casarsa




Il corpo
Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere
Ricordati figliolo
Quando arriverai in fondo a quella strada troverai un bivio
Nato a Casarsa
Questo è il settimo cara e ora che ci dai da mangiare? Fieno come alle mucche?
Le pareti bianche intrise di muffa
Sono tre anni che non posso camminare
Tre anni che mi reggono queste due ruote
Il 18 marzo 1917
Quando arriverai al bivio lì sarà l’inizio
E come l’hai chiamato questo settimo?
Bruno
Si chiama Bruno
Diploma di scuola elementare 1927
Mangiavo le bucce delle patate mentre le bombe cadevano a grappoli
E la guerra ti squarcia il cervello
Bruno è un bel nome ma secondo me questo non vedrà il prossimo Natale
È pallido è secco è già vecchio appena nato vedi?
Poi arrivò
D’improvviso
Il bivio dico
Signor Bruno vuole dell’acqua
Grazie figliolo si volentieri
Un goccio di acqua volentieri
Chiamata alle armi 1936
E allora presi quella che il cuore mi ordinava
Il corpo
Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere
Eravamo folli
Noi contro i tedeschi e i fascisti
Disertore mi chiamavano
Bruno il disertore magro smilzo non lo ammazzano di certo perché pare un fantasma
E ridevano i compagni
Basta che ti fermi cara che l’ottavo poi lo devi vendere al mercato del pesce
Falegnameria per sedie e tavoli 1947
Il bivio
La vedi quella signora là di fronte a te?
Quella è una partigiana come me
È morta dentro però da quando non ha più suo marito
Vedi quei suoi occhi?
Stanno aperti per stanchezza
Stanchezza di vivere
Comunque dammelo qui va che lo allatto io questo Bruno che tu ormai sei vuota cara mia
Vuota
Ho passato la vita a lavorare per far sedere la gente
La vita
Oggi mi ci trovo obbligato e ti assicuro che non è un bel vivere
Figli non ne ho
Quando arriverai al bivio poco dopo ne troverai un altro
Nino si chiamava
Il corpo
Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere
Questo latte è santo e crescerà forte e vigoroso come un uomo deve essere
Vedrai quante donne che avrà
Vedrai
Me ne innamorai subito e lui di me
Levigavamo il legno come i nostri corpi
Con la passione e l’amore
Tutto di nascosto caro
Tutto in clandestinità
Facevamo l’amore al buio chiusi a chiave in laboratorio
Tra le schegge del legno e gli scalpelli
Un bivio
Due omosessuali
Sono sempre stato uno controcorrente figliolo caro
Sempre
Il corpo
Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere
Succhia la tetta mia figlio caro che tua madre non ha più niente da darti
Succhia qui bello di mamma
Pierpaolo ogni tanto passava a salutarmi sai
Era sempre in giro a fare film ma di me non si scordava mai
Fu lui a togliermi la verginità
E fu amore a prima vista
Poesia di pelle e sudore
Nella nostra amata Carnia
Lo vedi quello che è di fronte a te nello specchio?
Quello pallido e secco
Si quello nato già vecchio  
Quello figliolo mio tiene gli occhi aperti per stanchezza
Stanchezza di vivere
Sarebbe bello tu potessi chiudergleli per sempre
Sarebbe bello
Ricordati figliolo
Quando arriverai in fondo a quella strada troverai un bivio
E dovrai scegliere tu
Perché siamo una moltitudine di solitudini in questo mondo
Una moltitudine di solitudini
Ecco cosa siamo
Il corpo
Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere.
©OlivieriFrancesco

Nessun commento:

Posta un commento