giovedì 29 luglio 2010

il lupo Mannarino


Aò ma te de dove sei?

So de Roma perché?

Eh, perché io me “So M’briacato” de una donna.

Azz, allora so dolori

Ciai ragione, so dolori ma la rivesto de fiori da circo, vedrai che non me lascerà.

Aò, ma te rendi conto de quanto ce stanno a pijà per i fondelli quelli lassù a palazzo?

Non me lo dire. Sto incazzato. “Svegliatevi italiani”, che qui se so magnati anche la trippa del vostro gatto.

Oh, ma te va de annà a bere qualcosa al bar?

Certo, conosco un posto che fa al caso nostro.

Cioè?

Il Bar della Rabbia. Lì puoi bere, urlà, piagne, ridere come quei bimbi che giocano con la spazzatura, vedi li davanti a noi. So belli vero?

Ammazza Alessandro, me piace. Namo?

Namo.

C’ha il Tevere nelle vene, Pratolini è suo fratello. Mannarino è un lupo, un giullare triste dei nostri tempi. Un menestrello che ti schiaffa in faccia la nuda e cruda realtà. Diciamo che non è esattamente un album alla Apicella. Se pensate che sia di sinistra, fate solo bene. Quando siete arrivati a sinistra proseguite verso il circo, lo troverete che gioca con gli zingari alla faccia dei razzisti. Beve come un cammello andaluso il vino della borgata, mangia pane e rivoluzione. Ha l’umorismo del decadente, dentifricio sparso sulla canottiera bianca, un cappello di paglia che ormai non si stacca neanche a calci. Il ragazzotto de Roma col baffetto da sparviero canta con liquorosa rabbia testi poeticamente perfetti. Volete pensare? Volete ridere? Volete ballare? Comprate questo album, lo mettere su almeno dieci volte al giorno. Se invece siete fan di Apicella, beh, toglietevi dai coglioni no?


mercoledì 28 luglio 2010

Blue King Brown, pronti a ballare???

La cantante balla come una medusa, ha capelli rasta che per lavarli ci vogliono almeno dieci confezioni di balsamo, ha una voce che ti prende, ti sbatte nel microonde per uscirne dondolante rimbalzante danzante a tempo indeterminato. Musica piena, avvolgente, dove la batteria e le percussioni tra un reggae e un funky si battono il cinque con il basso e l’hammond. I Blue King Brown, nuova realtà della scena pop (corn) australiana, sono un gruppo che la musica la mangiano da mattina a sera, masticano in continuazione barrette a base di Bob Marley e si riempiono di fibre con frutta africana. Ascoltare il loro ultimo cd “Stand Up”, significa divenire dei tarantolati. Ho un’amica che ancora adesso, ad iPod spento, salta sulle macchine della città urlando il ritornello della canzone “Water”. Impegnati politicamente, ovvero gli stanno sul cazzo le multinazionali, Bush, Berlusconi, e tutti gli stronzi che sfruttano i poveretti, i Blue King Brown, ti sbattono in faccia la realtà della guerra, della fame e della sete senza tante mezze misure. Come dei Ghandi ritmati, pompano nelle casse il ritmo della vita e dell’uguaglianza. Non c’è un solo brano che non sia bello. Dopo aver ascoltato questo album, se avete il coraggio di mettere nel vostro stereo un cd di Antonacci o peggio ancora del Gigi D’Alessio, di sicuro il vostro impianto ai fai, ve lo sputerà fuori dalla finestra a mò di frisbee. Questo gruppo vi scalderà così tanto il sangue che i vostri globuli rossi, con l’ausilio del globuli bianchi, finalmente avranno la soddisfazione di trombare le piastrine.
Se non lo trovate nei negozi italiani, tranquilli, è normale. Quando c’è buona musica straniera, la frontiera ha come un rigetto. Passano come bestiame pregiato i vari Alejandro Sanz, le gnoccolone patinate tutte uguali americane, ma la musica veramente bella, la vedono di cattivo occhio. Per fortuna esistono i torrent e il daunlod. Quindi munitevi di una connessione internet decente e scaricate allegramente questo cd, ne vale veramente la pena.


mercoledì 21 luglio 2010

Il brutto anatroccolo Micah P puntato Hinson




Di una bruttezza così grande da fare concorrenza a Thom Yorke, Micah P.Hinson viene definito dalla critica il nuovo pupillo della musica folk americana. A vederlo per strada non gli daresti nemmeno una sigaretta, poi ascoltandolo, effettivamente magari una Alfa senza filtro se la meriterebbe. Viaggia sempre con la sua musa barra moglie, che ormai avrà anche le palle piene di sentire le stesse canzoni, le stesse battute a tutti i concerti del giovane sbandato Micah (cazzi). Il ragazzo, magro quanto uno scheletro anoressico, si sostenta di note, alcool e sigarette. Ci auguriamo abbia la forza a fine giornata di ripagare degnamente la sua arte anche a letto. A noi frega però una eva di quello che fa fuori dal palco e dagli studi di registrazione, ci interessa capire come un personaggio del genere, alto un metro e sessanta scarsi, riesca ad avere una voce più profonda degli abissi. Ricorda un po’ Jhonny Cash da ragazzino, un po’ Bob Dylan prima che divenisse un vecchio cactus statico americano. Il giovine texano, ha anche già fatto la sua esperienza in carcere. Non ci è dato sapere che cosa abbia indotto le forze dell’ordine degli Stati Uniti a fermare il Micah della situazione e rinchiuderlo in gattabuia. Però diciamo, se le sbarre fanno questo effetto a tutti, allora spero di finirci anch’io, chissà che ne esca redento e genialmente pronto per scrivere romanzi di alta borgata. Micah P. (il P puntato potrebbe essere Peter, Patrick, o anche Paperino, non sappiamo) Hinson, ha alle sue spalle due album e ne ha appena scodellato uno in questo momento "…And the Pioneer Saboteurs". Quando canta il piccolo brutto anatroccolo americano, fuma, bestemmia in lingua anglofona e dondola sul palco come una falena impazzita. Usa una chitarra piccola anch’essa ma che contiene una sonorità mastodontica. Il Micah P puntato Hinson sa fare bene il borderline man, e con le sue canzoni resuscita tutti i morti del suo paese d’origine, morti ingiustamente magari durante uno scontro stile far west. La sua musica attecchisce direttamente nelle budella e non c’è verso di togliersela di dosso. Ha una poetica melodrammatica, da barbone naif che ricorda il Bandini di John Fante. Distillati di dolore e pazzia che non potete farvi mancare. Siete felici? Se rispondete si, falsi che non siete altro, allora per una giusta compensazione nei confronti dei miliardi di esseri umani che invece non lo sono, ascoltatevi un po’ il Micah. Ekkekkazzo. Resterete felici della vostra nuova infelicità, pregna di malinconia. Se poi comincerete a bere, a farvi canne da mattina a sera e giocare a poker sputtanandovi ogni vostro avere, non date colpa al mingherlino Hinson, quanto alla vostra innata natura goliardica.

Xavier Rudd, e ho detto tutto.


Come un menestrello della costa dei bradipi aborigeni, Xavier Rudd spalma sul pentagramma una quantità di elementi da far girare la testa. Dice il saggio: “Quando la strada si fa ardua, fermati e torna indietro”. Beh forse non era proprio un saggio, ma questo cantautore australiano, cresciuto a banane e surf, sa che per fare musica con le contro palle, e dare emozioni, bisogna creare l’effetto yo-yo. Avanti e indietro, che così su due piedi, uno potrebbe anche pensare a una sana ripassata di sesso, il che non è del tutto fuori strada come discorso, visto che le ritmiche del caro Xavier inducono anche a una forma di moto pendulatorio.

Assieme al suo amico pelato, con la faccia da cartone animato giapponese Inzitaba, Xavier nel suo ultimo album Koonyum Sun, dà grandi lezioni di bravura. Oltre a essere un bel fusto biondo, che passa la vita a fare surf, bere mojotos sulle spiagge della barriera corallina e farsi una quantità industriale di tope aborigene e non, il nostro giovine musicista, ha anche doti artistiche sopra la cinta. Canta come un dio Maya, suona la slide con la stessa facilità con cui Berlusconi spara cazzate, e soffia come un pazzo dentro ai suoi tre didgeridoo. Sto benedetto strumento, che sembra la mazza di un uomo africano non ancora in erezione, è difficilissimo suonarlo. Praticamente, a quanto ho capito, bisogna fare pernacchie spaventose e avere due polmoni grandi come l’amazzonia per avere un risultato degno di nota. Torniamo al nostro eroe Rudd, di cognome ma non di fatto. Ha un sorriso Durbans da fare invidia, e soprattutto riesce a mettere insieme vari generi. Dal reggae fattone, al rock metal, per passare alla musica aborigena. Xavier ha capito tutto dalla vita. Suona, gira il mondo, tromba come un rinoceronte del Nebraska e vende cd. Sua madre ancora oggi non capisce perché non abbia accettato il posto di becchino della sua città. Mah, quando si dice, mistero insondabile. Insomma tutto sto giro di parole, per dire che se non lo conoscevate, beh è meglio che ora vi scarichiate tutto di lui, anche il codice fiscale, e cerchiate con qualsiasi mezzo (bici, surf, sci, treno a pedali), di andare a sentirlo in questi giorni. Si perché il Xavierino è da ste bande proprio questa settimana, quindi abbandonate tutto, divorziate, licenziatevi, fate quel cazzo che vi pare, ma dovete ascoltare almeno una volta nella vostra cazzo di vita, un artista a tutto tondo come Xavier Rudd.

UnPassante, una rivelazione

Capelli corti. Bel viso. Giulia Sarno con una Laurea in Lettere e un passato da critica letteraria, si proietta con la sua voce e il suo gruppo "UnePassante" verso la globalizzazione della musica. Nata nella stessa città del grande compositore violoncellista Giovanni Sollima, Giulia affronta la musica a trecentosessanta gradi. Prende una manciata di classica, duecento grammi di rock, impasta con cura, aggiunge un pizzico di folk, una spruzzata di drum & bass e la ricetta del suo disco è pronta. Coaudiuvata da un ottimo ensemble, Giulia con la sua voce cristallina, con quel suo fare da cantantessa palermitana, riesce a creare una trama melodica originale. Una Beatrice Antolini più dolce per intenderci.
"More than one in number" è un album che va ascoltato attentamente, perchè è intriso di arrangiamenti degni di nota e una ricerca dei particolari che all'orecchio fine non sfuggono.
Il disco è cantato totalmente in lingua inglese, perchè come lei stessa ha detto "Sono cresciuta con quella musica". Sarebbe interessante vedere quale risultato potrebbe nascere se la cantatessa palermitana si cimentasse anche con la lingua italiana, visto che ha anche i titoli per poterla non solo usare ma anche armeggiare con padronanza.
Questo il suo sito: http://www.unepassante.com/