LA LUNE
ATTO III
PASQUA’ Allora ragazzo bello mo' proviamo qualcosa
di teatro sociale o civile che tanto è a stessa cosa e poi ‘na volta che hai
masticato un poco l'arte dell'attore puoi recitare la vita tua bellissima come
la schiena che ti sorregge Ercole mio bello.
Vabbuò?
RAGAZZO Si
si ok, che devo fare?
PASQUA’ Allora visto che il Francesco, ovvero
quello triste drammaturgo, non tu, c'ha tirato pacco oggi perché c'ha una
riunione importante da fare con la nostra maga barra regista, io per oggi ti
farò da tutor, apripista del teatro e regista. Ti aggrada l'idea?
RAGAZZO Si si ok- Quindi che devo fare?
PASQUA’ Aspè bambolone mio, un attimo.
Pasquà si
mette in mezzo al pubblico, mentre il Ragazzo rimane al centro della scena sul
palco.
PASQUA’ Marcè dagli un poco di blu a sto
bell'imbusto e mettimi ‘na musica d'atmosfera. Di quella che sai tu Marcè. Uno
di quei gruppi che fanno roba che ti schiatta ‘na mandria di gatti per strada
al solo udirla. Su su, che mò voglio proprio vedere questo baldo giovine alle
prese con 35° piano.
MARCE’ Pasquà 35° piano è difficile. Non credi
che?
PASQUA’ Silenzio, ho deciso così e così sia.
Parti con sta musica e sparamelo bello blu. Fammelo come un grande puffo.
La scena
diviene blu, il ragazzo è al centro della scena, c'è musica in sottofondo.
Pasquà va
verso il ragazzo. Gli dà il copione di 35° piano e torna in mezzo al
pubblico.
PASQUA’ Mò vai bell'omaccione mio. Che teatro
civile sia.
RAGAZZO Allora comincio?
PASQUA’ Uè Francè, se vuoi aspettiamo che il
gallo canti tre volte per vedermi in croce, vedi tu. Su su vai. Comincia.
RAGAZZO Volava. Cadeva. Atterrava. Faceva tre
cose contemporaneamente senza fare nulla.
Qui Pasquà si
alza in moto d'ira
PASQUA’ No no, ma che stai recitando la lista
della spesa? Eh vabbuò che facciamo avanguardia ma ancora non siamo così avanti
che ci doppiamo. Suvvia. Questo che parla è il figlio. Quello che vola è suo
padre che si schianta a terra. Comprì? Capito? Has entendido? Il tedesco non lo
so ma insomma ti è entrato nella capa si? Allora sto povero Cristo sta narrando
la caduta di questo padre che si fa 35 piani di caduta libera. Ok?
RAGAZZO Ok.
PASQUA’ Dai riprendiamo su.
Marcè e abbassa sta musica che non si sente
niente. Dai. Mamma mia che vita signori miei.
Pasquà torna
in mezzo al pubblico
RAGAZZO Volava. Cadeva. Atterrava. Faceva tre
cose contemporaneamente senza fare nulla. Solo un urlo in gola che non usciva e
l'asfalto giù in fondo che si avvicinava. Pam.
Pasquà si
rialza e torna sul palco.
PASQUA’ Bello di mammà, ma secondo te questo che
vola giù sta facendo un tuffo in piscina?
RAGAZZO No.
PASQUA’ Bene, e appena arrivato a terra non è che
comincia a ballare na bella tarantella, no?
RAGAZZO Cosa?
PASQUAì Come cosa Ercole dei nostri tempi? Questo
non vola per farsi una vacanza. S'accide questo. Non va a trovare la nonna.
Nemmeno a guardare un film di Moccia. A parte che effettivamente anche quello
potrebbe essere un buon motivo per buttarsi di sotto. Ma insomma. Non è che si
lancia a cazzo. Eh scusa il francesismo. Questo è disperato. Non ne può più.
Come noi del resto. Non ne può più di esser preso per i fondelli da sto sistema
infame dell'economia e decide di mandare tutti a quel paese come gesto di
rivolta.
Guardando
verso Marcè.
E abbassa sta musica Marcè.
Hai compreso? Quello lì è uno che ha voluto con
il suo gesto dire al mondo intero, guardate figli di puttana come ci avete
ridotto. È na denucia. Un atto d'accusa. Un gesto di rivolta.
RAGAZZO Si ma io non voglio fare sta parte.
PASQUA’ Ah no?
RAGAZZO La maga, cioè la regista mi ha detto che
dovevo essere protagonista della mia vita, mica di recitare di uno che si tira
di sotto.
PASQUA’ Vero anche quello! Quindi bell'imbusto,
che vuoi fà?
RAGAZZO Essere protagonista della mia vita-
PASQUA’ Bene. Ok. Ridammi il copione. Vai, mentre
mi siedo puoi già cominciare. Hai tutto il teatro che ti ascolta. Ragazzi, chiama a sè tutti gli artisti, ci sta
Francè che ci vuole recitare la sua vita. Venite qui e silenzio.
Squilla un
cellulare.
Spegnete quei cazzo di cellulari per favore.
Oh Ok.
Francè siamo tutti qui per te.
Marcè togli la musica e mettigli na bella luce
rossa.
Vai.
RAGAZZO Un
po’ imbarazzato.
Questo cielo è pesante signori miei. Si è
abbassato fino qui, lo vedete che striscia sul palco? Perché mi hanno tolto
l'aria. Però non c'è miglior cosa che respirare la terra. Quella che riempie i
nostri passi di radici. Che schiaffeggia in faccia la nostra instabilità. Di
fronte all'arroganza lei spegne tutto con un vagito. S'apre come una vagina e
accoglie questi figli che lavorano il tempo senza un senso. Qui sotto questo
palco signori miei, c'è la voce di questa terra umana, che sanguina sorrisi e
abbracci dimenticati. Respiriamola signori miei, respiriamo con le gambe, con
le braccia. Apriamo questo orizzonte e diamoci una possibilità. Quella di
rendere fertile questa esistenza. Seminiamo sogni per raccogliere bellezza.
Seminiamo utopia per bere coraggio. Del resto le nuvole nere signori miei sono
tali perché vediamo la notte negli occhi del sole. Ecco. Non ho altro da dire
se non un silenzio cocente da lasciarvi come l'eredità più bella. Questa è la
mia vita.
Qui tutti
applaudono. Pasquà sale sul palco e abbraccia il ragazzo con le lacrime agli
occhi. Anche Marcè sale sul palco.
PASQUA’ Maronna che bravo sto Adone. M'hai fatto
piangere mannaggia a te
MARCE’ Davvero complimenti. Davvero.
I due si
girano verso il pubblico tenendo le loro braccia sulle spalle del Ragazzo
Guardando il
pubblico concludono
PASQUA’ Vero che è stato bravo? Altro che i testi
dell'Olivieri. Questo si che è un attore e drammaturgo con le palle.
Vero?
Fine.
A mio bisnonno, Decio de Sallusti, drammaturgo
napoletano dei primi del ‘900
©OlivieriFrancesco
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