Eccolo che rapina la disonestà sputando in faccia al qualunquismo, eccolo che fa l'occhiolino al Finardi amico fidato. Eccolo che squarcia le teste a colpi di poesia drogata da questa società che appanna occhi al popolino per riempirgli le mani di vuoto e chimere. Eccolo il Malaspina traghettatore dell'ultimo sogno di Fabrizio De Andrè, che rutta in faccia a politici pagliacci, a quegli ossibuchi che tirano coca con preservativi bucati dal Vaticano. Eccolo il megafono che non piace, che viene censurato dalle radio e dalla rete, il poeta maledetto che scaraventa in faccia la realtà nuda e cruda. Accomodatevi al suo tavolo, troverete vino ubriaco di disperazione e pane sazio di menzogne. Accomodatevi al suo tavolo e mangiatene tutti, perché per sapere cos'è il letame dovete prima metterci le mani, assaporarlo e poi farvene un'idea. Niente calici a cristalli liquidi, niente cravatte di palazzo, niente sorrisi al silicone, niente grandi fratelli. Qui troverete ossibuchi e natura morta. Manipoli che da sempre vi trovate infilati dietro, qui li vedrete nella loro nudezza schietta, appesi con l'arte dell'artigiano delle parole e delle note che picchiano con la violenza di un terremoto. La realtà si può ignorarla, mettendosi occhiali da sole oppure cuffiette da distrazione di massa. La realtà si può lasciare da parte e vivere nel vuoto ideale, cerebrale. Però la realtà non risparmia nessuno, come la morte arriva e confisca sogni, asporta gli occhi a chi non vuol vedere e li regala a colui che vuole sapere, conoscere, capire. Perché è vero si che quando si ha toccato con mano il letame si ha la consapevolezza di cosa ci sta intorno, ma è anche vero che "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori." Quegli stessi fiori di Malacarne che Malaspina ci regala in questo disco.
Francesco Olivieri
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