Una
donna sola nuda su una zattera in mezzo al mare
Datemi due polmoni
Per favore
Datemi due polmoni
E un cuore
Che il mio non lo sento più
L’aria entra ed esce da questa mia carcassa
Come abitudine senza senso
Voi vi cibate di cielo e fate bene
Io non so più nemmeno cos’è lo sguardo
Figuratevi il cielo
Ho appeso ai ricordi l’ebbra illusione
Quella sensazione di appartenenza
La minestra è sul fuoco
I panni stesi
Le scarpe lasciate sulla porta
Il sapore dell’alienazione
Mi pervade
E la libertà mi ride in faccia
Quella gran puttana
Mi ride in faccia con quei denti di fil di ferro
Sguaina senza pudore il suo essere
E sono qui che ascolto l’assordante nulla che mi circonda
Siete pecore da macellare voi?
Ditemi vi prego
Siete pecore da macellare?
Buoi da sgozzare?
Che sarebbe bello si
Proprio bello e divertente vero?
Versare sangue per un motivo che sia uno
La patria
Urla il maiale mio vicino
La patria è un fazzoletto zeppo di lacrime caro mio
Ma lo sentite?
La patria
Versare sangue per un motivo che sia uno
E tutte le bocche affamate pregano in coro
Ascoltate ascoltate
Pregano in coro la volontà divina di dar loro pane da digerire
Pane e acqua da gonfiare stomaci ignoranti
Nella moltitudine c’è il vuoto che sparecchia la tavola
imbandita di carne umana
Un’enorme tavola imbandita preparata in nostro onore
Le lotte per l’uguaglianza
La condivisione della speranza
Gli abbracci tracciati dal desiderio dell’utopia
Ricordate?
Le lotte per l’uguaglianza
La condivisione della speranza
Gli abbracci tracciati dal desiderio dell’utopia
Dove sono?
Dove li posso trovare?
Ditemi voi che sapete tutto
Ditemi dove posso raccoglierli
Come fiori di campo
Ma la vedete questa zattera che mi conduce verso l’enigma?
Perché qui non ci sono altro che risposte mute
In questo mare che sbanda il cielo
Datemi due polmoni
Per favore
Datemi due polmoni
E un cuore
Che il mio non lo sento più
Eccolo l’utero che tanto cercavo
L’utero da dove vengo
È vivo e accogliente
Guardate anche voi
Ora ci metto una mano dentro per sentire la mia assenza
Sa di primavera
Vi assicuro
Ha la consistenza della primavera
Questa sacca svuotata di vita
Profuma di miele e rondini
Raccolgo la prima scena della disperazione
La appoggio qui
Così la potete vedere bene anche voi
Un grido lacerante preparato per nove mesi
Ricordo ora
Ricordo bene
Nella bara della pancia di mia madre
Divenivo carne incollata all’anima
Da quella morte cosciente non respiravo altro che i battiti
della solitudine
Nel carcere di questo feto ho percorso la nostalgia dell’essenza
Quale essenza?
L’essenza di essere senza esserci
Io stessa fabbrica di vita
Cerco
La vita
Ho dimenticato qualcosa da fare
Ne sono certa
Ora non ricordo
Ma ho dimenticato qualcosa da fare
Ah si
Innaffiare i tulipani
Senza di me non hanno senso
Ve lo dico io
Senza di me non provano nemmeno a sbocciare
È potere puro
Il potere di far dipendere qualcosa
Sono la carnefice di questa distruzione che ora si sta
compiendo?
Voi non siete da meno
Addobbate le vostre relazioni sulla dipendenza
E masticate senza senso il gusto amaro dell’appagamento
Comunque
Questo feto
Contenitore del vagito primordiale
Ora sanguina
Sanguina da un lato
Vedete anche voi?
Mentre il mare sbanda il cielo
Faccio fatica a tenermi in piedi
Lui sanguina
L’oppressione
L’odio
La cattiveria
Perché sono qui?
Perché parlo a questo mio corpo che non sa che fare?
Perché cammino senza deambulare?
Eccola la vita che mi passa davanti
Eccola che sorprende il tempo
Corri cara vita mia
Corri non farti sfuggire nulla di quello che puoi
Afferra l’entusiasmo e vai
E poi?
Io
Tu
Uno
Due
Eppure siamo solo due io che sono destinati a svuotare il
proprio bagaglio da soli
Lo sapete si?
Io
Tu
Uno
Due
Poi la moltitudine
La massa
Sentitela la massa che grida
Che si muove come un pachiderma sulla terra
Batte con violenza la lingua sorda sui muri del rancore
Confina il singolo nella disperazione della solitudine
Regalandogli l’esaltazione di viverla insieme
Io
Tu
Uno
Due
Poi più niente
Datemi due polmoni
Per favore
Datemi due polmoni
E un cuore
Che il mio non lo sento più
Questo mare vuoto ricolmo di acqua
Specchio di un mare ancora più immenso
Mi fa tremare
Qui
musica e danza contemporanea
Si
sdraia sulla zattera a pancia a terra
Mi fa tremare
Allora rallento
Rallento questo mio turbinare pensieri appesi al destino
Perché siamo figli del destino vero?
Eh ditemi
Siamo figli del destino?
Oppure siamo marionette del nostro stesso dramma
Coloro che muovono i fili della storia
La nostra storia
La mia storia
Mi senti?
Guardando
il suo riflesso nell’acqua
Mi sentiiiiiii?
Senti questa voce metallica che regge questo mio navigare?
Ride
in modo sguaiato
Certo che mi senti
Ti vedo che soffochi la solitudine nelle onde
Ma stai serena amore mio
Stai serena che ora ci sono io che penso a noi
Io e te siamo della stessa matrice
Eppure perché non ti riconosco?
Perché l’immagine di questa donna che sembra me
Svanisce in questa acqua salata?
Eppure sei tu quella che rappresenta questo mio corpo
Sei tu immagine riverberata di un pensiero riflesso
Che dai sostegno a questa struttura che mi sorregge
A fatica
Ma mi sorregge
Urlando
guardando la sua immagine nell’acqua
Mi sentiiiiii?
Parlo con te
Mi sentiiiiii?
Senti quando strillo il sudore delle lacrime
Quando senza sosta racconto del mio silenzio
Senti quando mastico la tristezza
Quando invece appendo sorrisi alle nuvole
Senti quando impreco questa mia vita
Quando invece benedico questa mia vita
Parlo con te
Anche se fai finta di non ascoltare
Se mi osservi con quell’indifferenza tipica della realtà
Spostando
ora la testa e non guardando nell’acqua
Vedi cara
Ora non sei più nulla
Ora non solo non mi senti
Ma non esisti
Ci sono solo io e questo pezzo di legno che mi sorregge
Pensavi di essere chissà chi
Ma io posso fare a meno di te
Mi tocco il viso e mi immagino
Ecco i capelli
Sono neri al tatto
La fronte è serena senza pieghe che la smuovono
E gli occhi?
Eccoli che li tasto
Qui dentro entra quello che vedo mentre immagino quello che sono
Le ciglia sono affilate come spighe di grano
Eccole le pupille
Azzurre
Come quest’acqua che mi circonda
Azzurre
Le dita scendono e arriva il naso
Che taglia questo viso un po’ ovale
Mi pare
Non troppo
Sento le guance che predispongono l’umore a volare sulle labbra
Eccole queste ali che librano parole
Eccole che raccolgono vento e pioggia
Che baciano queste dita leccandone il sapore
Si lecca le
dita una a una
Che buone queste dita
Questo sapore acre di vissuto
Eccole che bagnate passano sul mento che sporge sul baratro del
collo
Poi una discesa feroce per giungere vicino al cuore
Eccolo
È vivo
Come me
È vivo
Ma non lo sento
Ascoltate attentamente
Il cuore che batte senza rumore
Che mi sostiene
Un battito inesistente che detta il tempo
Questo tempo solo
Questo tempo nudo
Sedendosi
sulla zattera spalle al pubblico
Qui
musica e danza seduta con il corpo
C’è una nebbia che filtra nelle vene
Tesse la trama di questa mia vita
Raccoglie i fili del passato
Ad uno ad uno
Senza sosta
C’è una nebbia che filtra nelle vene
Spalanca questa voglia di abbracciarmi
Sola
Raccolgo la semina delle sconfitte
Frutti colorati di blu e avorio
Frutti caldi e passionali
Ogni ruga contiene un passo azzardato
Un cammino tracciato dalla piega di questa pelle
Nuda
Ho la voce silente
La voce della solitudine
Quella stessa voce che canta madrigali nel cuore della notte
Mentre le frecce dell’erotismo si conficcano nei sogni
Mentre i coltelli dell’amore si piantano tra queste gambe
Ogni ruga contiene un passo azzardato
Un cammino tracciato dalla piega di questa pelle
Nuda
Sempre
seduta rivolta al pubblico
Guarda
il pubblico in silenzio musica di sottofondo
Perché nuda sono
Gli abiti servono a coprire le nostre debolezze
Ma guarda che bella camicia
Non vedi?
Ma quanto è bella quella gonna
Dio mio quanto è bella
Ma la pelle non tradisce l’illusione di una maschera per il
corpo
Questa pelle che voi vedete
Questi capelli
Questi peli
Sono me
Sono io
Sono voi
Questa pelle come un tamburo aspetta il giusto slancio
Per migrare verso la decadenza
Ma questa è
Vero?
Questa è
Tante cellule abbracciate che insieme unite come in una folla
Tengono in piedi questa mia struttura
La folla
Questa folla di cellule
Vivo nella solitudine della folla
Vivo nella solitudine della folla
Che posso fare di più?
La volontà del vivere questo spazio di mondo
Mi è estranea
Dormire
Mangiare
Lavorare
Dormire
Mangiare
Lavorare
Vorrei avere l’albero di me bambina
Quello che cavalcavo come una strega
Che baciavo e abbracciavo per riempire questo spazio
Lo spazio che ci danno quando ci buttano sulle strade di questa
terra
Quello spazio che ci danniamo a colmare di tutto il nulla
Che preme la mente
Che sgonfia il cuore
Che preme la mente
Che sgonfia il cuore
Si
alza in piedi gambe aperte guardando l’orizzonte
Datemi due polmoni
Per favore
Datemi due polmoni
E un cuore
Che il mio non lo sento più
Questo mare vuoto ricolmo di acqua
Specchio di un mare ancora più immenso
Mi fa tremare
Ora si
rende conto che quel mare è tantissima gente
Lei è muta
in piedi la sua voce registrata parla mentre piano piano indietreggia sempre
guardando il pubblico fino a sparire nel buio della scena
Mi fa tremare
Mare di gente che sbanda il cielo
Rifletti l’abbandono del feto
Mare di gente che sbanda il cielo
Ascolta ogni singola goccia
Mare di gente che sbanda il cielo
Divieni mare d’amare
Divieni mare d’amare
Divieni mare d’amare.
©OlivieriFrancesco
Testo protetto dai diritti SIAE
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