martedì 23 novembre 2010

La giungla di Nneka




Antilopi e giaguari smettono di giocare a nascondino quando sentono la sua voce. Come una dea tribale, affonda la sua chioma di ricci ribelli nella terra africana e canta con la stessa potenza del vento nell'oceano. Nneka oltre ad essere di una bellezza devastante ha nel cuore la storia del continente di Fela Kuti e nelle vene le stelle a strisce del continente americano. Nata in Nigeria e poi sbattuta come una trottola ad Amburgo, la ricciola nera come una Mafalda incazzata ha cominciato a sviluppare ritmi hippoppiani mescolati al funky settantino. Concrete Jungle è un puzzle di 3000 pezzi che neanche la Ravenburger riuscirebbe a ricreare. In questo album c'è la polvere e il sudore di un continente spremuto dai padroni della terra, che da secoli sfruttano con l'ipocrisia sparata sui sorrisi Colgate il territorio come fosse loro. In questo disco trovate l'essenza e la dignità di un intero continente che alla faccia del nostro capitalismo sfrenato, riesce con l'umanità del ballo mescolato al dolore salvifico dei milioni di schiavi sottopagati dalle multinazionali, a farvi riflettere quanto sia idiota il nostro sistema sociale. Nneka come un'amazzone raccoglie il canto di quanti non hanno voce per urlare al mondo che l'Africa è il cuore pulsante del pianeta. Di certo non è l'abum che troverete sugli scaffali della sede principale della Lega Nord e sicuramente il Trota e suo padre preferisono alla giovane cantante Nneka un bel disco celtico della bassa padania, magari scritto a due mani e mezzo cervello da Borghezio e Gentilini. Ovviamente non è nemmeno l'album preferito da Maroni, troppo intento non solo a buttare fuori ogni forma estranea dal nostro paese, ma deciso a lottare contro la 'ndrangheta del Sud, anche perché quella del Nord è mafia padana, e Maroni sostiene che la mafia senza accento del Sud non può definirsi tale, capito mi hai? Nneka non conosce le nostre tristezze legaliste e continua, per nostra fortuna, a innalzare canti di rabbia pacifista.

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