Se avete scarpe con suole scollate, stivali malconci, ciabatte d’antiquariato a cui tenete più di vostra cugina, non vi resta che portare il tutto in Pennsylvania in via Boh al numero Mah, dal signor Ray LaMontagne. Vi troverete di fronte un barbuto garibaldino, che col suo cognome da rivoluzione francese, se avrà ancora tempo, vi sistemerà anche gli zoccoli di vostra suocera (con buccia di banana incollata sul fondo). Codesto personaggio ora fa il cantautore però, e quindi magari vi ritrovereste ad aver fatto 10000 chilometri per l’anima del cazzo, ma restereste comunque incollati al vetro della sua finestra, se dentro ci fosse il barbuto che suona come un Ray Charles vedente. Vi trovereste in una colonna sonora di Zach Braff (per capirci, Zach è quel simpatico ragazzo attore principale della serie “Scrubs” che, per chi non lo sapesse, ha girato il film “Garden State”), imbambolati dalla sua voce da orso vegetariano e dal suono della sua chitarra che armeggia proprio come un calzare. Il LaMontagne passa da canzoni nutiniane a momenti di catarsi assoluta. Potreste trovarvi sulla scala del garage ad armeggiare il baule della vostra prozia, cullati da dolci momenti di canzoni romantiche e trovarvi poi col culo all’aria presi dallo spavento per colpa dei fiati entrati come la cavalleria delle valchirie senza nessun preavviso. Quindi, consiglio mio, essendo il disco (Gossip in the Grain) molto “yeahhh” appiccicate le vostre chiappe a mò di Virgosol sul vostro divano, fregandovene se vostra madre continua a urlavi dietro “questa casa non è un albergo”, e immaginate il calzolaio suonatore barbuto che vi rassetta a suon di note e melodie la vostra vita, che ha ormai la suola decisamente usurata ma non per questo da buttare.
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