mercoledì 26 novembre 2014

RITA


RITA
monologo teatrale
di
Francesco Olivieri

(In accento palermitano)

Ma che ti urli?
Bastaaaaa
Ho detto bastaaaa
Ca nun me senti?
Minchia ca non su sordo
E ai timpani ci tengo
Ma tu urli come n’aquila
Ma io ca devo fare co tia?
Ah?
Ca devo fare?
Tagliarti l’ugola devo fare
Che dopo puoi strillare quanto te pare
Non la sentite anche voi come strilla?
Matta completa sta fimmena
Ca ancora me chiedo come minchia ho fatto ad accasarmi con issa
Ah voi non la sentite come strilla?
Che mi sono scimunito?
Vi sembro nu scimunito?
No no ditemelo
Su su coraggio avanti
Tranquilli che non m’offendo
Bedda sei e soprattutto zoccola
Ah si non mi guardate così
Che già lo sapete pure voi
La fimmena è zoccola di natura
Sfronzola intorno a voi
Fa le moine
V’arrapa
E poi so tutti cazzi vostri
Con rispetto parlando
Con rispetto
Che poi vogliamo proprio dircele le cose?
Ah?
Vogliamo proprio spiegare come funzionano?
Che ste stronze fanno pure le vittime fanno
E vanno in giro a piangere le amiche loro
Morte ammazzate
Beh care mie
Se siete morte un motivo ci sarà no?
Oh dico
Che so scimunito?
Sentite come strilla ancora
E ancora e ancora
Minchia
Che adesso ci tiro na pietra da quassù
(guardando verso il basso)
Taci zoccola
Che sto parlando
Nun lo vedi che sto parlando
Nun lo senti?
Eh no tu strilli come na gallina strilli
Che poi ci voglio bene in fin dei conti
Si
Ci voglio bene perché alla fine che ci vogliamo fare
Na donna è
Na femmina
Che si può pretendere di più?
Cugliune io che me credevo che fosse un poco più
Come dire
Evoluta
Niente
Tutto a noi maschi tocca fare
Almeno lei come le sue cumpari
Sanno fare i figghi
Che sennò che minchia ce le tenevamo a fare
Ahahah
Na manica di ricchioni diventavamo
Ue ue
Che non sono ricchione io ah
Sia chiaro
Che non vi passi per la mente
Che mi fanno pure schifo quelli
Contro natura sono quei cosi
Ca li ammazzerei tutti
Dei malati de mente sono
Ca se ci fosse Lui
A quest’ora starebbero tutti accatastati in esilio
Ai lavori forzati
Vedi te come gli passa la voglia di essere ricchioni
Però anche essere eterosessuali
Come siamo noi
Minchiaaaaa
Na difficoltà
Diciamocelo
Non ce la prendiamo in culu nel senso vero della parola
Ma con ste fimmene che vogliono emanciparsi
Come minchia si può andare avanti?
Come me lo dite?
(guardando verso il basso)
E bastaaaaa
Ti vuoi stare zitta un attimo
Sto parlando con queste distinte persone
Troia
Nun lu capisci?
Ah
Finiscila
Ca non la sentite?
No?
Minchia a me mi rimbomba la testa per quanto urla
Come dite?
Ah, non c’è nessuno che parla?
Che dite vero?
Che mi sono veramente scimunito?
Certo che
(cominciando a piangere)
(Spostando lo sguardo a destra)
Nun me guardate per favore
Come minchia faccio adesso?
M’è scappata di mano
E come minchia
Dico
Come faccio adesso a tirare su sti due figli
Una c’ha due anni e l’altro quattro
E….e….e
O mo sto qui in caserma
E mi guardate come fossi un mostro
Ma non sono un mostro
Lo giuro
E la pistola non l’ho usata
Quella la uso solo quando sono in servizio
Che sono un carabiniere serio io
Un carabiniere che fa rispettare la legge
Avete capito?
La legge
Ma
Ma
Ma come minchia ho fatto?
Ditemelo
È volata
S’è fatta quei nove piani in un unico enorme grido
(Guardando verso il basso)
E smettila di gridare capito?
Smettila ti prego
Smettila
Ti perdono si
Ma ora torna su
C’è la pasta sul fuoco
Torna su ho detto
Non restare lì ferma impalata a urlare e urlare e urlare
Che non ci posso fare nulla
T’ho spinta si
Vabbene
T’ho spinta e sei volata
Ma ora Rita torna su ti prego
Ca ci sta la piccola che piange
E il grande che mi guarda immobile
Che minchia ci dico eh?
Che mamma s’è fatta buttare giù dalle mie mani?
Eh?
Risponni scimunita
Risponni ti ho detto
Bastaaa
Ma che ti urli?
Bastaaaaa
Ho detto bastaaaa
Ca nun me senti?
Minchia ca non su sordo
E ai timpani ci tengo
Ma tu urli come n’aquila
Ma io ca devo fare co tia?
Ah?
Ca devo fare?
Tagliarti l’ugola devo fare
Che dopo puoi strillare quanto te pare
Mo scendo e facciamo i conti
Scendo e t’ammazzo come vero iddio che mi chiamo Antonio
(Guardando di nuovo il pubblico e l’appuntato sulla destra)
Ma che minchia sto dicendo?
Eh?
Che minchia sto dicendo?
Voglio morire appuntato
Lasci perdere il carcere
Mi spari qui ora
La prego
Non la sopporto
Ca non la sente anche lei?
Appuntato
Ca non la sente come strilla?
No?
Io si
È dentro le mie orecchie
E mi sta masticando il cuore e i polmoni
La prego appuntato
Mi spari
La prego
Bastaaaaaaaaaa.

©OlivieriFrancesco

mercoledì 15 ottobre 2014

Una donna


Le calze il rossetto che smuovono l’aria nell’intreccio degli sguardi passionali dei desideri perduti

Le curve della fatica incessante tra un tacco a spillo e i piatti da lavare come una dea fatta donna che bacia la precisione dell’accoglienza

Un trucco per ingannare il tempo sulle strade dei centri commerciali i negozi tutti affascinanti prodotti della bellezza svanente  

Un sorriso aperto tra luna e terra un ti amo sospirato all’uomo fuggito all’abbraccio commosso della solitudine

Un raccogliere stracci di parole sospese io donna accavallante pensieri d’amore

Un seno per figli perfetti bastardi destini avvolti d’egoismo umano

La faccia mia di donna specchiata alla faccia mia di donna

Un tuono silente

L’amore infinito.

Francesco Olivieri

Tutti i diritti sono riservati e protetti Siae 

venerdì 3 ottobre 2014

MIA

Mia

Con spiccato accento milanese

Ue figa hai capito
l’ho conosciuta così in quella disco dai
come si chiama?
Ah Zenit si chiama
L’ho conosciuta lì
Un pezzo di figa ragazzo che neanche te lo immagini
Un culo da urlo
Due tette meravigliose
E il viso?
Che te lo dico a fare
Cazzo c’aveva un viso tipo la Belen
Ecco pareva la Belen ma più bella
E stava lì che ballava con le sue amichette
Io ero tutto arrapato quando l’ho vista
Allora mi son detto figa
O mi tiro qualcosa o qui non ci scappa nemmeno una scopata
Allora sono andato in bagno
Ho steso una bella riga
Anzi due
E me le son tirate su che nemmeno me ne sono accorto
E c’era quella musica del cazzo che però piace tanto alle ragazze
C’avevo la cravatta ancora del lavoro
Che poi diciamolo Roberto
Io mi sono rotto il cazzo di fare l’avvocato
A salvare il culo a quattro stronzi
Vabbè arriva il giorno che li mando a fare in culo
Capito
E mi prendo la barca che ho a Trieste
E vi saluto tutti figa
Dov’ero rimasto?
Ah si
Che lei si muoveva come una dea
Un pezzo di gnocca che non hai idea
E stava lì con le sue amichette
Allora mi avvicino e comincio a fare il coglione
Sai come faccio no?
Le faccio divertire ste stronze
E poi me le scopo
Come sempre
Poi se tiri fuori la carta di credito e paghi tu
Le scopi ancora prima
Che alla fine son tutte del gran troie ste donne
C’hanno la figa col buco per far entrare i gettoni
Più ne metti più si apre e te la danno
Se poi ci metti tanti tanti soldi
Arriva anche il culo
Ste troie
M’avvicino
E le dico
Signorina le posso offrire un drink?
Così le dico
Che volevo scoparmela lì su due piedi
Ma sai che queste vogliono essere prese in giro
Poi te la danno sia chiaro
Ma prima devi fare quelle cose che odio cazzo odio
Ma sono da fare
Tipo piacere come ti chiami
Piacere come mi chiamo
E ste stronzate qui
Poi parte il cosa fai
Maddai interessante
E tu cosa fai
Molto interessante
E di quello che dico e di quello che dice
Non me ne frega una beata minchia
Per essere chiaro
Ma assecondo
Porto pazienza
Porto la mia preda e che preda
Al bancone del bar
E comincio a sciorinare una quantità di stronzate che nemmeno mi ricordo guarda
Sarà stato l’effetto della bamba
Ma stavo a palla
E lei rideva come una dea
Era una dea cazzo
Una dea fottutamente bella
Presente la Belen
Ah te l’ho già detto?
Vabbè comunque molto meglio della Belen amico
Molto meglio
Comunque alla fine mezzi ubriachi
Saliamo sul primo taxi che passa e me la porto a casa
E poi come volevasi dimostrare
Dopo altre due tirate io e due lei
Ci siamo fatti una scopata che nemmeno dio se l’è mai fatta
Una scopata così
E poi è arrivata quella cosa cazzo che non volevo
Figa hai presente quando ti si annoda lo stomaco?
La volevo tutta per me quella dea meravigliosa
Appena ha varcato la porta salutandomi con un bacio sulle labbra e dicendomi ciao bell’imbusto a presto
Figa non c’ho capito più un cazzo
Mentre prendeva l’ascensore
Io ero impanicato
E ora dove andrà?
Con chi starà?
Con chi parlerà?
Ero in crisi di panico totale
Quella donna era mia e doveva restare mia
L’ho chiamata e le ho detto torna
Torna cazzo che mi manchi
Mi ha detto di rilassarmi
Ma io lo so come sono queste
Sono tutte troie
Queste ti accarezzano l’uccello e il cuore
E poi passano alla prossima carta di credito
Magari più carica di soldi
Ho cominciato a mandarle messaggi su messaggi
A spiare quello che faceva su facebook
Non hai idea di quanti coglioni che le sbavano dietro
Stronzi bastardi
Quella donna è mia
Urlavo nella mia stanza vuota
Poi dopo due tre volte che ci siamo rivisti
Lei ha cominciato a non rispondermi
Di sicuro ha un altro quella puttana
Di sicuro si fa sbattere dal primo coglione sfondato di soldi
Ma non esiste
Io ti amo capito?
Ti amo
E più le scrivevo
Più spariva
Ho pianto sai
Cazzo non ridere è una cosa seria
Ho pianto come un bambino
Mi mancava come può mancarti un braccio quando te lo tranciano
E mi tornava alla mente mia madre
Che mi ha lasciato quando avevo cinque anni
E stavo lì in quell’ospedale
E lei piano piano moriva di quel male fottuto
Mamma non morire ti prego
Le dicevo
E lei amore mio non ti devi preoccupare
Io sono e sarà sempre tua
E piangevo con la mia mano nella sua
Su quel cazzo di letto d’ospedale
E la sofferenza è una cosa atroce Roberto
Atroce
Avevo cinque anni e non avevo più mia madre
Ma sapevo che ovunque andassi era mia
E questa cosa che lei mi evitava
Mi mandava in bestia
Non volevo perdere ancora un’altra volta l’amore
Cazzo no
Poi non andavo più al lavoro
Mi era venuta la febbre e non capivo più nulla
Volevo solo lei
La sua pelle
Quel suo profumo
Quelle curve
Quel suo sorriso
E figa la cosa incredibile
è che era pure intelligente e dolce
e per una scopata ero finito quasi al manicomio
ma al manicomio cazzo se ci devo andare ci porto anche lei
come ver’iddio.

ora hai tutto tesoro mio
hai tutto quello che desideri
chiedi e ti sarà dato
ahahahah sembro gesù cristo
cazzo che pezzo di sfigato e stronzo che sono
se hai sete basta che mi chiami
se hai fame anche
tutto quello che desideri amore mio
hai visto che bell’anello che ti ho regalato?
Non piangere ti prego
Sai che non sopporto vederti soffrire
Non credere che mi diverta
Lo faccio per te amore mio
Lo faccio per te e per noi
Smettila di piangere porca di quella troia
Ti ordino di smettere
Troia
Scusa amore non volevo urlare
Ehi ascolta
Ora vado a prendere il sushi
Non ti muovere
Ahahahha dai scherzo
Era una battuta
Bevuto hai bevuto se vuoi pisciare o cacare fai pure
Ti ho messo una bacinella sotto le gambe
Non è il massimo della comodità comprendo
Ma tranquilla poi pulisco io

E poi sai che è successo?
Ascolta amico mio
Quando l’ho accoltellata
Davvero lo facevo per il suo bene
Lei era mia capito?
Mia
Quella dea meraviglia
Prendetevela ora che fa schifo
Ora che ha la faccia trasfigurata
Ora si che potete scoparvela
Pezzi di stronzi qualunque
Che ha amato solo me
E basta
Questa ventenne modella
Ha amato solo me
Dopo le trenta e passa accoltellate che le ho inferto
Potete prendervela
Così gli ho detto amico mio
Anche a quegli sbirri di merda che mi guardavano attoniti dopo aver sfondato la porta di casa mia
Ora potete invitarla a cena
Ahahhahaha
Invitarla al cinema ora che fa schifo
ahahahahaha
È tutta vostra questa bestia da macello
La mia dea non sarà mai vostra
Bastardi
Vero amore mio?
Tienimi la mano ti prego
Tu sei e sarai solo mia.

©Francesco Olivieri

Testo registrato in SIAE

mercoledì 24 settembre 2014

Mimì



MIMI’
Monologo teatrale
Di
Francesco Olivieri


Mi moje è n’armadio
Presente n’armadio?
No no non un comodino o na cassettiera
Magari
N’armadio de do ante che dentro se l’apri ce puoi mette tutto 
estate inverno primavera autunno e qualche stagione in più a piacimento
E c’ha na faccia che non ve dico
Pare 'n diriggibbile
Sempre 'ncazzata
io meno la vedo mejo è
e la notte a dormì co sta balena nun ve dico le difficoltà
ogni volta che se sposta pare ce sia er terremoto della settima scala ricber o come se chiama quelo che ha inventato i teremoti
ecco lui
Poi mica è sempre stata n’armadio
Quando l’ho conosciuta dico a mi moje
Quando l’ho conosciuta era un figurino
Bassa vabbè quelo ce sta
in sto paese no semo mica dei vatussi
E magrolina con quelle tettine come piacciono a me che se ce metti na mano te restono dentro per trovà conforto e protezione
Era bella mi moje
Na volta
Manco un’anta dell’armadio era
C’aveva du spalline e un corpicino
che ve lo dico a fa
Era bella
Dio bella
Era carina ma a me me piaceva tanto
Con quei capelli biondi come il sole
Che glielo dicevo sempre
sembri un girasole Mimì
E la notte quanno er sole se ne va tu te chini il capo e d’addormenti con i capelli che se chiudono
Proprio come quei fiori Mimì
E lei me rideva de quel riso sgranato che me riempiva er core
Era pure dolce
Quella che mò conosco manco er ricordo c’ha
Dico l’armadio a du ante
De tutta quella bellezza e poesia
Niente
Zero
Solo incazzo cattiveria e acidità
Boh se lo sapevo mica me la sposavo
Ce stavo un poco e poi la davo a Tony
Quer fijo de na mignotta che me ha sfasciato la macchina na volta che si andava a mare
Che a me Tony m’è sempre stato sui cojoni e se la meritava lui una come Mimì
Ma no smunta carina dolce bionda girasole
Una Mimì de oggi
Se meritava
E così io me sarei salvato
Mentre Tony c’avrebbe morto sotto a quella
Che mica c’ha la tempra mia quello
Capace solo a fare er gradasso ma alla fine è un coniglio
Io invece so sempre stato uno tranquillo
C’ho er carattere così
So pacifico de base
Poi se me fai girare me parte la testa e non ce capisco più niente
Come quella volta
Che stavo in spiaggia e se avvicina uno de ste bulletti del cazzo
Cercava la rissa e io non c’avevo voglia
Diceva che ero un cagasotto
Ma stavo comunque tranquillo
Me ricordo che me allontanavo pure
E lui che me seguiva de più
Poi ha detto qualcosa su mi madre
E me spiace tutto posso sopportà ma non me se tocca mi madre
E non c’ho più visto
Me so girato e ho cominciato a menarglie così tanto che se non c’erano l’amici mia a quest’ora quelo starebbe già ar camposanto
Comunque che stavo a dì?
Ah si che alla fine me so fatto na vita d’inferno
A pigliarme sta gracilina che poi m’è divenuta una nave da crociera
Che glielo dico ogni tanto
Ah balena ridamme Pinocchio
Così per ride che il senso dell’umorismo manco sa ndo sta d’indirizzo
Il senso dell’umorismo
Glie racconto pure le barzellette
Ma me guarda con quella faccia ebete de chi non ha capito manco che è na barzelletta
E io faccio er falegname
Da sempre
Magari nun ve ne frega nulla
Ma io ve lo dico lo stesso
Faccio er falegname
Taglio la legna e incollo e sego
Insomma quello che fa un falegname
Che mi padre me lo diceva
Non pensà a studià
Imparate un mestiere e vedrai che avrai sempre de che campà
E me pare che fino ad oggi nun m’è andata male
Almeno nel lavoro nun me posso lamentà
Però so anni che faccio sta vita d’inferno
Anni che mando giù sti bocconi avvelenati
e me sento davè sbagliato tutto
de non averce capito niente
dell’amore
de a vita
che sarà mai sta cosa?
Amore
boh
So solo che me so sbiancato a forza de soffrì
So solo che m’ha rinsecchito er core sta balena
E forse er torto è mio che gliel’ho permesso
O forse c’ha raggione lei che me pija a schiaffi con parole che manco Tony
Dico manco Tony era così bravo a sfrondarme li cojoni
E so qua che bestemmio dio
E nun me vergogno no
Poi quanno andrò lassù glie faccio un discorsetto a quello
Che manco lo lascio dì na parola
Glie srotolo paro paro tutta a rabbia che c’ho in corpo
Che alla fine sicuro che me perdona di tutti li peccati
E me mette là nel suo paradiso a fianco de li angeli belli
E de la madonna che io sempre c’ho voluto bene a la madonna
De là almeno sarò felice
Perché sta vita l’ho mancata in pieno
M’è passata davanti ed io ho preso er boccone più amaro
Qui squilla il telefono
Ma io mica risponno
Che me frega de risponne
C’ho tutto quello che me serve
Cibo in quantità
Vino
E mi moje più bella che mai
Dovreste vederla mo’
Pare na dea dopo che l’ho convinta a restaurarse
Me sembra n’altra
Manco l’estetista la poteva migliorà così
E me pare pure più dolce
Certo mò nun me dice na parola
E so tre giorni che stamo in sto silenzio
Però se sta bene mò
Niente urla niente cattiveria
Na pace che manco al mare de notte en spiaggia
Pare nu miracolo
Mò me sembra la mia Mimì

Che me lo ricordo ancora de quela sera
Eh Mimì te la ricordi pure tu?
Quanno stavamo lì su quella spiaggia de notte
E ce stavano i grilli che ce cantavano la serenata
E me passavi le dita nei capelli
E me dicevi ch’ero la vita tua
Era er nostro primo anniversario
E m’ero messo da parte i soldi per portarte da Umberto
Che quello faceva un pesce che manco a Napoli lo sapevano fa così bono
E tu c’andavi pazza e me dicevi
Portamece te prego amore mio portamece
E dopo quella bella magnata
C’avevamo solo er mare e la luna che pareva de toccarla da quanto grande era
E m’avevi detto io me te voglio sposà
Er core mio stava impazzendo de tanto felice era
Eh Mimì bella te lo ricordi?
Guardame non te preoccupà che me puoi vedè solo da n’occhio
Guardame e stamme vicino Mimì
Metteme sto braccio al collo come quella notte
E io te sfioro er seno
C’erano tante stelle Mimì
Tante quanti i baci che ce semo dati
E ammazza quanto t’amavo
Mentre se faceva l’amore
E te sentivo che me volevi
E me sussurravi all’orecchio che volevi un fijo tutto nostro
Me pareva che non c’era altro ar mondo
Solo io e te
Non c’era altro
Mi padre mi madre
L’amici mia
Er lavoro
Niente
Solo io e te
E me batteva forte er core
C’avevo un groppo in gola Mimì
Ricordi?
Ogni volta che me emozionavo
Me se strozzava la gola e la voce me rimaneva dentro
Allora provavo a scriverte sulla schiena
Quello che sentivo
Quello che volevo dirte
E c’avevo tanto da dirte Mimì
Ma poi nu so capace a scrive io
E me ritrovavo con er dito sulla spalla tua
E li pensieri viaggiavano veloci
Come er battito dell’anima mia
E stavo così
Con te nuda che me ridevi tutta
E me tremavano le gambe
E il mio nun te lasserò mai
Che se annodava al tuo non te lasserò mai
Eh Mimì ricordi?
Mò sei bella Mimì
Mò sei dolce e me accarezzi er core
In sto silenzio
Shhhh
Ascolta
Nun lo senti er mare?
E i grilli?
Zitta zitta
Amò questi so i grilli de quando ce amavamo
E se te sporgi n’attimo dalla finestra
Eccola Mimì la luna nostra
Co tutte quelle stelle che glie fanno compagnia
Che meraviglia Mimì

Mò me sa che so arrivati
Stanno a bussà a la porta
Stiamo ancora un poco assieme Mimì
Abbracciame n’ultima volta
Te prego Mimì
Nu me lassà
Ricordi Mimì
Nun te lasserò mai
Ricordi
E mò sei proprio bella Mimì
Co n’anta sola
Anzi che mo’ so due
Che quando arrivano i carabinieri
Glie do quella che me piace meno
Glie dico quando arrivano
Prendeteve quell’anta
Quella che me piace meno
Quella che stava sempre a vomità rabbia
Prendeteve quella che m’ha fatto penà per una vita
Quella che se poteva me faceva un dispetto
Quello che me voleva morto per sfinimento
Prendeteve quella
Che io me riprendo la mia Mimì
Così glie dico agli sbirri
T’ho tagliata co la sega quella per segà er noce
E mentre te tagliavo piangevo Mimì
E ancora mò piango tutto er male che m’hai fatto
Tutta la cattiveria che m’hai buttato addosso
Piango perché potevamo esse felici
Envece te sè aggiunta n’anta che t’ha ridotta a bestia
Ma mò se sei come quella volta ar mare
Mò nun te lasso
Mò appena sti sbirri se ne vanno
Io te ce porto de novo a quella spiaggia
E lì famo a l’amore
Perché s’amamo
vero Mimì?
S’amamo.

Testo registrato alla SIAE

©OlivieriFrancesco